Ciò che un genitore vuole trasmettere passa attraverso l’esempio e la vita vissuta. Occorre perciò essere attenti al proprio modo di testimoniare, bisogna inoltre riscoprire il ruolo “autorevole” dell’adulto, che si mette in gioco in un rapporto con le nuove generazioni..
Dalla relazione di C. Esposito a Verona:
La tradizione non è mai una trasmissione di valori o di nozioni astratte, bensì una testimonianza… ma è possibile testimoniare una speranza nella vita se ne stiamo già facendo esperienza.
… La dinamica educativa, che parte come trasmissione da una generazione all’altra, si rivela come un bisogno strutturale della vita intera. Il compito dell’educazione è dunque una sfida e un impegno alla ragione e alla libertà non solo di chi viene educato ma anche e in primo luogo di chi educa. Nessuna analisi o tecnica “psico-pedagogica” potrà mai sostituirsi a quest’affascinante avventura della conoscenza e dell’affezione: non si tratta infatti di trasmettere valori o modelli di comportamento, ma di comunicare se stessi, e più precisamente un modo diverso di giudicare la realtà e un nuovo modo di coinvolgersi con essa. È importante riconoscere che la vera posta in gioco nel nostro rapporto con la tradizione, attraverso il rapporto con un testimone autorevole che ce la trasmette, è proprio un’educazione a giudicare tutto e ad amare la realtà, con quell’affezione che, prima di essere un sentimento emotivo, è l’adesione al reale che mi interpella.
(Benedetto XVI Verona 26/10/2006 Convegno Ecclesiale)
"Io, ma non più io": è questa la formula dell'esistenza cristiana fondata nel Battesimo, la formula della risurrezione dentro al tempo, la formula della "novità" cristiana chiamata a trasformare il mondo. Qui sta la nostra gioia pasquale. La nostra vocazione e il nostro compito di cristiani consistono nel cooperare perché giunga a compimento effettivo, nella realtà quotidiana della nostra vita, ciò che lo Spirito Santo ha intrapreso in noi col Battesimo: siamo chiamati infatti a divenire donne e uomini nuovi, per poter essere veri testimoni del Risorto e in tal modo portatori della gioia e della speranza cristiana nel mondo, in concreto, in quella comunità di uomini entro la quale viviamo.
Valore: DOMANDA DI ASCOLTO
A volte sembra che il mondo degli adulti sia più preoccupato dei pericoli che ruotano attorno ai ragazzi e di tenere lontane tutte le "tentazioni negative", piuttosto che accompagnarli a prendere consapevolezza che i problemi non si allontanano, ma sono i ragazzi, con la propria intelligenza, maturità e mediante l’accompagnamento delle figure educative, a dover prendere le distanze da ciò che si presenta come pericolo.
Ogni giorno i ragazzi sono affiancati da guide che dovrebbero accompagnarli nella crescita per diventare buoni cristiani, bravi cittadini (Oltre ai genitori, insegnanti, istruttori vari, parroco, educatori, ecc), ma dietro ad una presenza, anche molto professionale, qualificata si nasconde spesso un’incomunicabilità e una triste freddezza nei rapporti. I ragazzi spesso e volentieri vengono trattati come coloro che devono imparare delle nozioni, delle regole, dei modi di fare, ma dove la loro sfera emotiva è come se dovesse essere scissa dalla vita reale.
Testo adulti: Atteggiamento: RISCHIARE DA TESTIMONI
Alla base della testimonianza c’è la necessità di rimanere aggrappati a Cristo, alla sua Parola, in modo coerente e tenendo conto del contesto concreto in cui questa viene resa.
Rischiare da testimoni significa non trascurare, non temere le domande che vengono dal vissuto, dalla società, dal mondo, facendole interagire con la coscienza credente attraverso una lettura critica e confrontata del presente, e l’apertura fiduciosa all’oggi di Dio.