Per ricevere questa tenera consolazione di Dio è necessario fare nostre le miserie degli oppressi, le nostre viscere devono commuoversi alla vista di un ferito ai lati della strada, saper vibrare con il dolore altrui, essere più attenti alle persone, con le loro conflittualità e il loro disordine, che non all'ordine delle cose.
Solo sapendo tacere e sapendo compromettersi con la sofferenza dei poveri si potrà parlare della loro speranza.
Solo prendendo sul serio il dolore dell'umanità, la sofferenza dell'innocente e vivendo alla luce della Pasqua il mistero della Croce, sarà possibile evitare che la nostra teologia sia un discorso fatuo.
Solo allora non meriteremo da parte dei poveri di oggi il rimprovero che Giobbe gettava in faccia ai suoi amici: "Siete tutti consolatori stucchevoli" (Gustavo Gutierrez)